martedì 26 novembre 2013

Gli indipendenti del Rome Film Fest



L’ottava edizione del Festival Internazionale del Film di Roma si è conclusa con un trionfo tutto italiano: ad aggiudicarsi il Marc’Aurelio d’Oro come miglior film, infatti, è stato Tir di Alberto Fasulo, un’opera interamente dedicata alla crisi contemporanea vista attraverso gli occhi di un insegnante che diventa camionista. Quella di quest’anno è stata un’edizione particolarmente fortunata dal punto di vista delle scelte cinematografiche che si sono rivelate essere il giusto compromesso tra opere commerciali e scelte più ricercate. Tra i film in concorso e non, ecco cinque gioiellini quasi indipendenti passati dal festival e assolutamente da non perdere. 

Her di Spike Jonze

Ha vinto il Mouse d’Oro, il premio della critica online, nonché il premio per la miglior interpretazione femminile, andato ovviamente alla talentuosa Scarlett Johansson, nel film voce intima e amica di un bravissimo Joaquin Phoenix (recentemente ammirato in The Master). Ambientato a Los Angeles, Her è uno dei film più attesi d’autunno ed è una favola futuristica che parla d’amore. Una commedia romantica diversa dal solito, il cui protagonista, uno scrittore asociale di nome Theodore, si innamora di una voce appartenente ad un sistema operativo, Samantha. Diretta da Spike Jonze, noto per titoli quali Il ladro di Orchidee o il cortometraggio uscito da pochi giorni Castello Cavalcanti, l’opera è interpretata, tra gli altri anche da Amy Adams e Olivia Wilde, altre due attrici affermate all’interno del panorama indipendente americano.

Dallas Buyers Club Jean-Marc Vallée

Siamo nel Texas degli anni ’80 e ad un cowboy omofobo viene diagnosticato il virus dell’HIV. Nell’impresa di curarsi attraverso la medicina alternativa, Ron Woodroof (Matthew McConaughey, premiato per la miglior interpretazione maschile), incontra una transessuale sieropositiva. Un gioiellino dalla delicatezza senza eguali, quasi paragonabile alla poesia di This Must Be The Place di Sorrentino. Presentato in anteprima al Toronto Film Festival, nelle sale italiane arriverà solo a partire da gennaio 2014. 


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domenica 24 novembre 2013

A Lunch Break Romance



Cosa succede quando l’insicurezza e la timidezza impediscono il giusto avvicendarsi delle cose, la naturale evoluzione delle storie?

Lei, lui e una panchina in pausa pranzo: è tanto tempo che si incontrano, si vedono, ma non si parlano. Lui conosce i suoi gusti in fatto di zuppe, lei in fatto di scarpe. Si piacciono in silenzio, temendo di non essere al meglio, non aver lavato bene i capelli o essere goffi.
Una storia d’amore in potenza che troppo spesso rimane un sogno ad occhi aperti, nell’attesa che chissà, l’indomani, qualcosa possa cambiare, gli sguardi possano incrociarsi e finalmente vestir di certezze i vaghi pensieri fatti timori e insicurezze.

Campi e controcampi semplici, riprese frontali e una soggettiva iniziale molto espressiva rendono questo corto di Danny Sangra, uno studio antropologico di due minuti e mezzo, universale e alla fine anche divertente, con un gioco di stereotipi che funziona e fa sorridere. 

Un pezzo jazz, il più insicuro dei generi musicali, accompagna questa pausa pranzo tormentata e mai parlata: una particolarità unica che sembra strizzare l’occhio al vecchio cinema che rivive nel contemporaneo. Un cinema che è un po’ come se fosse il terzo personaggio del corto, un elemento fondamentale per capire e vivere il mondo anche se è già fin troppo evidente e i personaggi lo sanno: la vita non è un film.

Lo stile del regista in generale è originale: anche nel resto della sua fornita filmografia che conta ormai numerosi cortometraggi, si nota un estremo buongusto, un occhio speciale nei confronti dei bei colori, delle belle inquadrature e delle belle storie, scritte bene, con un tocco sempre sempre un po' fuori dall'ordinario.

lunedì 18 novembre 2013

Cine-attese d’autunno



A volte passano per i festival più indipendenti e cool del panorama cinematografico contemporaneo, altre volte rimangono in disparte incantando solo gli spettatori più attenti, in ogni caso riescono sempre a far parlare di sé perché quando si tratta di arte, che sia per tutti o che sia per pochi, anche da sola riesce ancora ad emergere. 

Ecco le tre cine-attese del nostro autunno al mirtillo! I miei cine-propositi migliori.

Inside Llewyn Davis: E’ l’ultima opera dei fratelli Coen presentata allo scorso Festival di Cannes e subito approdata al New York Film Festival. Ambientata nell’affascinante e vibrante New York degli anni Sessanta, la storia è ispirata alla vita dell’artista Dave Van Ronk, al Greenwech Village e alle atmosfere vibranti dell’epoca, invase dalle note folk di Bob Dylan e dei compagni musicisti. Suggestioni dai sobborghi newyorkesi che si respirano a pieni polmoni, volti melanconici, vagabondaggi musicali e un gatto senza nome nel metrò.

Paradise: Ricordate la piccola Juno che cammina sotto le note di All I Want Is You o la bella e triste Mavis di YoungAdult? Due personaggi usciti dalla penna dell’eccentrica e originale Diablo Cody, fedele collaboratrice di Jason Reitman e scrittrice dalla fervida e poetica fantasia. Ed ovviamente si sa, il fatidico momento del debutto dietro la macchina da presa prima o poi arriva per tutti: anche la giovane sceneggiatrice d’America ha girato la sua opera prima. Dallo stesso produttore di 500 Day ofSummer, arriva una storia dai colori vivaci, dalle luci della sera, dai dialoghi frizzanti da non perdere, con una Octavia Spencer più in forma che mai e una consapevolezza artistica al di sopra di ogni aspettativa.

Blue Jasmine: E’ l’appuntamento d’autunno per eccellenza, quello con Woody Allen e il suo film annuale da amare, criticare o detestare, ma che in ogni modo va visto e rivisto. Dopo le delusioni di To Rome With Love (per cui son tutt’ora validi i 5 buoni motivi  per amarlo), sembra che il genio di Brooklyn si sia risvegliato. Interpretata da Cate Blanchett e Alec Baldwin, aspettiamo con ansia la drammatica ma divertente storia di Jasmine, che da New York a Ssan Francisco è la protagonista assoluta del film che per eccellenza scalderà le nostre serate autunnali!

Post che concorre al BWWY di Grazia.it!

Se ami il cinema indipendente votalo qui!

venerdì 15 novembre 2013

Castello Cavalcanti

Scritto e diretto da Wes Anderson, interpretato da Jason Schwartzman e prodotto, tra gli altri, da Roman Coppola, Castello Cavalcanti è stato presentato ieri al Roma Film Festival dopo essere stato pubblicato in anteprima sul sito di Prada.

Atmosfere e scenografie posticce alla Dogville si mischiano ai fluidi movimenti di macchina diretti dal genio di Anderson. La sequenza iniziale in cui sfilano davanti alla macchina da presa quasi dei tableaux vivants, con personaggi pressoché immobili che ascoltano la sera circospetti, sotto un brusio di voci indefinite, è uno dei preludi più intensi del cinema, quasi ai livelli dell’intro di Antichrist di Lars von trier con il suo struggente Lascia ch’io pianga.

Settembre 1955, Italia: Un pilota di macchine oggi d’epoca fa un incidente al Castello Cavalcanti e si ferma nel locale di passaggio. I colori sono quelli prettamente tipici del regista quindi sullo schermo la prevalenza di gialli, arancioni e suggestioni pop ricorda gli anni stessi in cui è ambientato il film.  La collaborazione fashion con Prada s’insinua nella storia senza invadenza, sposandosi perfettamente con gli strepitosi interni del bar e le scenografie da sogno. 
Un’atmosfera veramente d’antan, felliniana, silenziosa, non c’è la nebbia di Amarcord ma quasi la si percepisce, tra la penombra di un luogo senza tempo e senza spazio.
C'è il fascino di Schwartzman, dell'uomo che chiama la sua sweety per non farla preoccupare fissando la barista e sognando figli con le donne di tutto mondo. Italia e America si fondono e confondono. Un corto strepitoso da non perdere grazie anche al fascino della sera e del bancone del bar che richiama la magia dei Nottambuli di Hopper e di tutte le malinconie artistiche cantate al cinema e non solo.

sabato 9 novembre 2013

Choose You


A live short film written by Lena Dunham

Ancora musica, cinema e performance che si incontrano e scontrano all’interno del panorama cinematografico indipendente americano e soprattutto agli YouTube Music Awards che si sono tenuti a New York. Spike Jonze alla regia collabora con Lena Dunham, abile sceneggiatrice di questo corto musicale amato e al contempo odiato dal pubblico.

Lui la guarda malinconico muoversi sinuosa insieme al suo nuovo partner. Il volume di una discoteca, conversazioni stropicciate e un’intesa fugace. C’è Lena Dunham nella chiassosa personalità della protagonista, nel personaggio maschile discreto e pensieroso. 

C’è Lena Dunham nella schiettezza dei dialoghi conturbanti, spiazzanti, quasi violenti che ogni volta riescono a stupire e farsi riconoscere. Il tocco geniale si consuma sul finale, scelto tra due opzioni differenti scritte dalla stessa Lena Dunham, nonché sul silenzioso sgomento di fronte ad una storia che in sé racchiude tante anime oltre che tre canzoni del celebre dj svedese Avicii.

Una rivisitazione ultra-contemporanea della tragedia delle tragedie, mai riproposta con tanta leggerezza, intelligenza e surrealtà. 

Jason Schwartzman e Dree Hemingway divertenti da non perdere!

lunedì 4 novembre 2013

Afterlife


Dietro alla macchina da presa per gli Arcade Fire e il video del loro pezzo Afterlife, Spike Jonze incanta ancora (dopo il Ladro di Orchidee) con un piccolo corto interpretato da Greta Gerwig. Entusiasmante e liberatoria, la visione di questo piccolo gioiellino sarà la gioia di tutti gli amanti del video e cinema indipendente. 


E' stato presentato agli YouTube Music Awards appena conclusosi e insieme a Greta Gerwig, relativamente al panorama cinematografico indipendente, hanno presenziato all'evento anche Michael Cera e Jason Schwartzman. In questo live video, la Gerwig dà il meglio di sé, fondendo e confondendo le diverse anime della sua personalità, del suo modo di recitare e del personaggio che pian pian si è costruita al cinema, quello di una giovane donna talvolta goffa, impacciata, una Bridget Jones contemporanea e meno perdente, ma con un lato buffo che la rende umana, sensuale a suo modo e cool. E' l'eroina contemporanea dei nostri giorni, del cinema indipendente, quella che ride di sé e fa sorridere senza per forza ammaliare.

Un video musicale che dunque rappresenta qualcosa di più, una piccola storia, un esperimento di cinema live, un rito come una danza che si spande infondendo carica ed energia.

*P.S: Greta Gerwig in Frances Ha, prossimamaìente su questi schermi! :)

venerdì 1 novembre 2013

The First


Un cortometraggio dall’animo romantico e contorto, che racconta con abile forza stilistica la confusione amorosa di un ragazzo che a sua volta confonde, lasciandosi alle spalle partner muti, incapaci di interagire realmente con il suo mondo complicato.
James Sweeney, giovanissimo regista nato in Alaska e trapiantato a Los Angeles, con questo corto ha esordito dietro la macchina da presa e con esso ha già girato molti festival in America. 
La tematica principale, a torto spesso considerata quella relativa all’amore omosessuale, è rappresentata invece dalla paura in sé dell’amore, del sesso e dei significati che ognuno costruisce intorno al proprio corpo e a quello degli altri.
Un corto fatto di visi, di occhi increduli, di corpi che si fondono, si scontrano e si distruggono. Poco parlato, molto sentito e suonato grazie ad una colonna sonora leggiadra (firmata Killer Tracks) che fin dalla prima scena evoca sensazioni di intimo silenzio e dettagli soleggiati.

Il trionfo d’immagini della sequenza finale è il vero motivo per guardare il film, amarlo e comprenderlo fino in fondo.