giovedì 26 dicembre 2013

Curfew


Quando si dice il destino, il momento giusto. Un ottimo cortometraggio, venti minuti di vita vera, quella che si stava per spazzar via e che una coincidenza inaspettata ha reso nuovamente possibile. 
Un film che ha girato, vincendo diversi premi, i migliori festival cinematografici, passando anche al Tribeca Film Festival

Inizia in modo bizzarro la giornata di Richie, il fragile e tenebroso protagonista che accetta di aiutare la sorella a cui non parla da tempo e passare il pomeriggio con l'impertinente nipotina. Pochi minuti e tra i due nasce una dolce amicizia fatta di confidenze e confessioni. E' lo sbocciare di un rapporto speciale tra zio e nipote che diventa legame indissolubile.

Il regista Shawn Christensen, membro della band indie-rock newyorkese Stellastarr e già autore e regista in diversi altri progetti, ha saputo concentrare bene in pochi minuti una storia così delicata. Per non parlare dell'intensità della sua recitazione (interpreta il protagonista), dolorante ed intrisa di commovente tenerezza. E' altresì molto forte la struttura narrativa prologo-narrazione-epilogo, marcata al punto giusto, quasi circolare che incornicia il film senza essere troppo invadente.
Il talento dei tre attori, tra cui un'interpretazione di Fatima Ptacek ineguagliabile, supera la cupezza dei colori e della trama. Tematica e messaggio d'impatto sono efficaci e chiari, diretti allo spettatore senza fronzoli o macchinazioni inutili.
La scelta delle locations, delle strade, delle luci, dei luoghi chiusi (bar, bowling, vecchio appartamento di Richie) provoca un'atmsfera da un lato lugubre, ma allo stesso tempo scaldata dalla complicità immediata che nasce tra i personaggi e la grande empatia che si prova nei loro confronti.

Un viaggio attraverso le tragiche paure dell'uomo, in un momento inquietante, realistico e struggente.

mercoledì 18 dicembre 2013

Cold Weather

Un film di Aaron Katz con Cris Lankenau, Trieste Kelly Dunn, USA, 2001


Scritto, diretto e montato da Aron Katz, è un mystery movie in pieno stile mumblecore presentato in anteprima in Texas, al South by Southwest Festival.
Poco recitato, probabilmente anche improvvisato, è stato girato in location esterne ed interne poco elaborate, quasi mai artificialmente illuminate sfruttando la luce naturale, cupa e plumbea del cielo autunnale di Portland, la cittadina dell'Oregon da cui proviene lo stesso cineasta e in cui è ambientato il film.
Cris Lankenau interpeta un personaggio molto complesso psicologicamente: un ragazzo strano, un po' ingenuo o spaesato che da Chicago torna a Portland per vivere con la sorella, risolto porto sicuro e materno.
Ottima la capacità del regista di far crescere la tensione, all'interno della narrazione, grazie ad un montaggio ben strutturato, non per forza serratissimo ma funzionale, e una colonna sonora fatti di suoni e rumori molto evocativi.
Le riprese (digitali con la RED) in generale fisse negli interni e più mosse in auto, con giochi di focus e conseguenti cambi di attenzione per lo spettatore, si mescolano bene al tema scuro e alla fotografia del film.

Un gioco di genere per il regista indipendente Katz che confeziona quasi una spy-story indipendente prendendo ispirazione dal mito di Sherlock Holmes molto amato anche dal personaggio di  Lankenau, rendendo avvincente una vicenda che di minuto in minuto, dopo un inizio piuttosto piatto, si trasforma in una storia interessante.

mercoledì 11 dicembre 2013

3 cine-attese dal Torino Film Fest 2013



Il Torino Film Fest si è  concluso con il premio al miglior film assegnato a Club Sàndwich di Fernando Eimbcke, e come ogni anno, tra i film in concorso e non, sono state proiettate le migliori produzioni, soprattutto indipendenti, provenienti da tutto il mondo. Tra tutti, ecco di seguito tre film da non perdere per la prossima stagione cinematografica.

Only Lovers Left Alive
E’ l’ultimo film di Jim Jarmusch, il padre fondatore del cinema indipendente americano che ritorna dietro la macchina da presa dopo ben quattro anni. Sono suoi i gioiellini Coffee and Cigarettes e Broken Flowers, ed in generale tutta la sua filmografia è contrassegnata dal suo stile personale che però si plasma in base alle storie e ai generi che di opera in opera tratta. In Only Lovers Left Alive si parla d’amore, un amore che però diventa universale, nonostante apparentemente si dipani solo entro i confini del soprannaturale. Un vampiro musicista da secoli innamorato della sua donna, vedrà messo alla prova il proprio sentimento. Il realismo nell’irreale, la verità nel fantastico: due registri e due letture differenti  di un’opera che si presta ad essere interpretata, letta e inter-letta da diverse tipologie di pubblico.

The Way Way Back
Una dramedy direttamente arrivata dal Sundance Film Festival, diretta da Nat Faxon e Jim Rash al suo debutto alla regia: il quattordicenne introverso Duncan, durante una calda vacanza estiva in cui chiunque sembra deciso a rifiutarlo, stringe amicizia con il guardiano di un parco acquatico. Una riflessione naturale sulla diversità, la timidezza e l’accettazione di un mondo interiore più ricco, poetico e singolare da non sottovalutare.

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domenica 8 dicembre 2013

It's Not You, It's Me

Un film di Marc Spicer con Gillian Jacobs e Fran Kranz.

 Scritto e diretto da Marc Spicer, questo cortometraggio è una black comedy condensata in dieci minuti che corrono veloci senza mai fermarsi, tragicamente spiazzanti, ogni secondo di più.
Presentata in anteprima al festival South by Southwest ed interpretata da Gillian Jacobs, l'opera racconta la storia di una giovane donna fidanzata ed insofferente nei confronti del rumoroso partner che a tavola, scomposto, sonorizza ogni pranzo in modi non particolarmente ortodossi.
Più che una comedy, si potrebbe definire un film  che fluttua tra la comicità e il grottesco, ricco di gags ed un cliffhanger carino, inaspettato, ancor più divertente.

Solo dopo averlo visto fino alla fine, si capisce la potenza di una scrittura e di un montaggio quasi invisibili, eppure più che mai efficaci. 
Tecnica e stile si sottomettono completamente alla narrazione senza emergere nel virtuosismo tipicamente indie che solitamente arricchisce i piccoli film d'autore. In questo caso nulla si crea, tutto si distrugge. Una narrazione d'impatto che sfrutta proprio la reale potenza del corto, senza impiegare più o meno tempo del dovuto, equilibratamente perfetto.

domenica 1 dicembre 2013

Frances Ha

 Il bianco e nero contemporaneo di una New York complicata, moderna, e romantica, in stile Woody Allen, apre un piccolo gioiellino atteso da mesi e che finalmente si è mostrato in tutto il suo splendore. Un film che rappresenta un piccolo viaggio nella vita di una piccola donna, tra le strade di una piccola New York, grande protagonista del film, con i suoi quartieri affascinanti.

Un'opera a metà tra il parlato e il musicato, “corsa” da una Greta Gerwig singolare, la quale rappresenta un po’ il preludio a quel corto poi diretto da Spike Jonze in cui si scatena con energia travolgente.
Scritta dal regista Noah Baumbach (già collaboratore di Wes Anderson e regista del meno brillante Greenberg) e dalla stessa Gerwig, la sceneggiatura è il fulcro pulsante dell’opera: i dialoghi, contraddistinti da un’originale spontaneità, lasciano interagire personaggi scapigliati dalle vite frugali, splendidi bohemien contemporanei.
La storia avvincente e specialmente ordinaria della protagonista, racconta il vagabondaggio artistico, affettivo e materiale di Frances, eroina goffa e un po’ maldestra, che si districa con una naturalezza ammirevole tra le piccole grandi cose della sua vita quotidiana e complicata, sotto le note di una colonna sonora perfetta che suona Paul McCartney e David Bowie.

BROOKLYN – CHINATOWN – SACRAMENTO – PARIGI – NEW YORK

Una città di corsa dunque, vista attraverso gli occhi di  una giovane donna svampita che “non sa ancora fare l’adulta” e che corre ballando per le strade come un’adorabile bambina alla ricerca di qualcosa. A cena con Adam Driver: eccolo riconoscibile, un altro dei perfetti slackers sognatori contemporanei che abitano il film.

Un po’ Jules et Jim, un po’ Manhattan. Lo stesso regista ha dichiarato di essersi ispirato a Woody Allen e al suo operatore Gordon Willis per il bianco e nero del film che strizza l’occhio anche a Truffaut, ai suoi triangoli amorosi ormai entrati nella storia e ad un cinema che ha molto a che fare con lo stile europeo: Greta Gerwig è un po’ la Delphine de Il raggio verde, l’eroina disadatta dell’oggi, goffa e maldestra, ma amabile in ogni sua attraente debolezza. Undateble